Realizzare un sito internet, o aggiornarlo con un restyling, rappresenta un passo importante per quanto riguarda la presenza online, ed è essenziale curare la comunicazione, l’aspetto e il brand.
Tutto parte dall’approccio con l’azienda o il professionista a cui ci affidiamo, per poi farci guidare nell’impostazione di un piano di comunicazione e, spesso, editoriale per quanto riguarda la comunicazione digitale.
Ne parliamo con lo Psicologo – Psicoterapeuta Davide Algeri, che da anni si di psicologia online, con occhio particolare al web e alle nuove tecnologie.
Quale atteggiamento bisogna utilizzare nel momento in cui si comunica attraverso il web?
Sicuramente l’atteggiamento migliore da utilizzare è di provare a trasmettere il proprio punto di vista, quindi cercare di tradurre in forma scritta quelle che sono le proprie idee, in modo che siano il più divulgative possibili.
Chi scrive su internet deve scrivere dei contenuti che siano quanto più vicini al proprio modo di pensare, e questo lo si può fare sia con contenuti nuovi creati da te, sia cercando contenuti presenti su internet che magari si avvicinano al tuo modo di pensare, dando il proprio punto di vista.
Quindi contenuti scritti, ma anche audio, video, ecc..
Fondamentalmente la psicologia qui fa riferimento a quello che è il modo di pensare. L’interpretazione e la visione di ciò che noi crediamo e andiamo a proporre, questo perché chi entra nel sito per leggerne i contenuti si deve ritrovare in quello che noi scriviamo.
Non si può cadere in trappole comunicative? Ad esempio: io devo comunicare il mio punto di vista e le mie competenze. Ma devo essere accessibile a tutti e questo non è semplice utilizzando un linguaggio tecnico. Se utilizzo un linguaggio semplice ed accessibile può far percepire una mancanza di competenze?
Il lettore tendenzialmente quando va a leggere qualcosa lo fa perché cerca informazioni, che trova nel tuo sito. Se legge cose che già conosce potrebbe cambiare sito o non ti cerca, o la massimo commenta.
Tuttavia noi abbiamo l’obiettivo di comunicare a chi non sa, per fornire informazioni che possono essere di aiuto per districarsi nella materia che gli altri non conoscono.
Scriviamo qualcosa per fornire informazioni aggiuntive, trasferire delle conoscenze che arricchiscano la persona. E’ quindi importante creare dei contenuti unici che possano essere un valore aggiunto per l’utente.
La cosa più difficile è rendere divulgativo e accessibile quello che tu sai a livello tecnico, quindi renderlo il più semplice possibile. Essendo troppo tecnici si rischia di far stancare il lettore e farlo allontanare dal sito, e questo è ciò che non vogliamo: l’obiettivo è far rimanere quanto più possibile l’utente sul sito e per fare questo devi parlare in un linguaggio semplice, accessibile e concerto, facendo in modo che l’utente, o più in generale, il tuo target, si riconosca in quello che scrivi.
A volte può capitare che con un sito internet si comunichino determinate cose e con un determinato approccio. Il cliente si fa un’idea, mi contatta, e comunicando non si ritrova con quello che ha percepito. Quale può essere l’errore o gli errori che possono far nascere false aspettative un un utente? Cosa fa creare uno scarto tra un brand percepito con il brand reale?
Bisogna fare attenzione alle promesse che si fanno e a come esprimi ciò che intendi proporre, ossia i tuoi prodotti e/o servizi. Se non sei in grado di mantenere quello che proponi rischi di crearti una brutta reputazione. Questo incide abbastanza nello scarto che si crea tra il brand percepito e quello reale.
Il brand viene percepito come sopravvalutato?
Si, ma non si tratta solo di brand: non bisogna promettere ciò che non si può mantenere. Accade un po come per quelle persone che scrivono sul proprio curriculum competenze che non hanno, solo per farsi assumere
da un azienda; poi arrivano sul posto e non sono in grado di saper fare quello per cui si sono spesi.
Quali sono le emozioni che di conseguenza nascono nei potenziali clienti?
Sicuramente delusione e rabbia, che poi sfociano in una cattiva reputazione in quanto il cliente parla male di te.
Il consiglio è quello di attenersi a quello che sappiamo fare bene.
Come incide secondo te il design – quindi colori, stile dei font, logo, ecc, e tutto ciò colpisce “l’occhio” – sia sul brand sia sulla psicologia della persona che deve acquistare un prodotto o richiedere un servizio?
Sicuramente è fondamentale il design perché permette di dare ordine ai contenuti oltre che al tuo pensiero. Questo vale anche per l’usabilità. E’ importante quindi, quando si crea un sito, conoscere quelle che sono le caratteristiche per una buona usabilità: la posizione dei menu, del logo, la posizione dei vari moduli, del contenuto, la grandezza del testo, e via dicendo.
Più ci si allinea con quelle che sono le regole di usabilità, maggiori sono le persone che, arrivando al sito non percepiscono confusione. La persona che sta cercando un contenuto, se è su un sito che è confuso, facilmente tende a cambiare. Al contrario se il sito riesce ad orientare bene la persona, molto probabilmente questa tenderà a rimanere per molto più tempo, quindi ad approfondire i contenuti e di conseguenza aumenta la probabilità che possa convertire la sua posizione, fino ad arrivare all’obiettivo: contattarci.
Anche i colori sono importanti. Andrebbe infatti fatto uno studio sul tipo di contenuto che si intende pubblicare sul sito ed i colori da scegliere in funzione di esso. I colori infatti trasmettono significati diversi: è importante sceglierli bene in funzione delle emozioni che si vogliono trasmettere, anche perché poi caratterizzeranno il brand. E’ importante poi mantenere sempre gli stessi colori per strutturare bene il proprio brand.
Vorrei approfondire un punto riguardante i temi appena affrontati. Tu hai parlato di emozioni e usabilità. Quanto incide un’emozione durante la navigazione su un sito internet? E come le emozioni possono essere accentuate da elementi di disturbo, come ad esempio popup che si aprono con frequenza eccessiva o barre fluttuanti che possono infastidire gli utenti? – Questo a maggior ragione nella navigazione da dispositivi mobile.
Sicuramente molto. Il sito è come se fosse una casa. Quando l’utente entra nella tua casa vuole sentirsi comodo, a suo agio, magari non consapevolmente, ma vuole sentirsi in un luogo che sia accogliente. Quindi è importante che questa casa venga arredata come un luogo accogliente, perché altrimenti si possono generare emozioni che possono arrecare fastidio, ansia, anche rabbia! Nel momento in cui si apre un popup e io non riesco a raggiungere il mio obiettivo, ossia leggere le informazioni presenti dietro il popup, mi arrabbio e per istinto sono portato subito a cambiare la pagina.
E’ quindi fondamentale lavorare sull’usabilità, evitando di creare questi ostacoli, perché di fatto si trasformano in ostacoli per il lettore in quanto interferiscono con il suo obiettivo di partenza: raccogliere le informazioni che gli servono. E’ fondamentale quindi la semplicità, soprattutto per i telefonini. Meglio un sito semplice, graficamente ben fatto, che contiene le informazioni che servono, senza troppi ghirigori piuttosto che un sito che porta a scappare, a cambiare casa.
Ora qualche domanda riguardo il rapporto cliente fornitore, o meglio tra chi ha l’esigenza di costruire un sito internet o un software e chi deve usufruire di questo servizio. Non mi piace tanto usare i termini cliente e fornitore, forse perché essendo orientato al coaching, ritengo che questi termini creano una certa distanza tra i due soggetti, dal momento che quando si incontrano devono raggiungere entrambi un obiettivo comune (guadagnare realizzando un sito da una parte, raggiungere i suoi obiettivi tramite il mio servizio dall’altro lato). Chi offre il servizio è quindi in parte responsabile del raggiungimento degli obiettivi di chi mi chiede il servizio.
Detto ciò: Quali possono essere gli errori che può fare un professionista o un’azienda che realizza siti internet o software? A me viene da pensare subito ad un professionista fortemente orientato al business, che pensa solo al denaro per intenderci. E’ una linea di pensiero sbagliata?
Secondo me l’errore principale che può fare un professionista o un’azienda è quello di non ascoltare quelli che sono i bisogni del cliente, partendo subito con l’idea di vendere il proprio prodotto. Ogni professionista può avere diversi prodotti o servizi nel proprio portfolio, può uscire dal cassetto diverse tipologie di prodotto o servizi.
A volte ci sono dei professionisti che cercano di vendere il prodotto/servizio a cui hanno pensato loro, senza prestare ascolto a quelle che sono le esigenze di cliente. Questo perché gli permette di raggiungere un certo fatturato programmato o di riuscire a vendere un prodotto/servizio poco venduto.
Questo è secondo me l’errore più grande che può fare un’azienda e on professionista. Questo approccio fa scappare il cliente perché non si sente minimamente ascoltato e capisce subito che dall’altro lato c’è un intenzione non tanto di essergli d’aiuto ma quanto a vendergli un qualcosa.
Bisogna quindi partire dall’ascolto del cliente. Deve diventare lui stesso il cliente, per dare spazio all’altro. Se si inizia a creare un dibattito dove il professionista o l’azienda ha uno spazio, il cliente ne avrà meno. Il professionista/azienda deve fare in modo che il cliente abbia tutto lo spazio per riuscire a esprimere quello che realmente vuole, in modo che possa avere tutte le informazioni che gli servono.
In questo caso bisogna quindi fare un po di coaching e cercare di essere bravi a sollecitare il cliente a far uscire quelli che sono i suoi bisogni.
La fase iniziale quindi deve essere bravo a raccogliere le informazioni che gli servono per poi aiutare il cliente nel raggiungimento del suo obiettivo.
Spesso mi capita di imbattermi in clienti molto rigidi nelle loro idee, ossia hanno un’idea di sito internet poco adatta a raggiungere i propri obiettivi, primo tra tutti quello di apparire nelle prime posizioni di google. Ci si basa sull’estetica piuttosto che nel trovare un equilibrio tra i vari fattori che incidono sulla qualità di un sito internet in funzione degli obiettivi da raggiungere. Si crea una sorta di muro, per via del non conoscere i vari aspetti di un sito di qualità.
Quali consigli daresti a chi si approccia in questo modo?
Credo che quando ci si rivolge ad un professionista bisogna cercare di utilizzare un atteggiamento di fiducia. Se ci rivolgiamo ad un professionista in un ambito in cui noi non siamo esperti è importante che ci fidiamo di lui, altrimenti non avremmo bisogno di rivolgerci ad un esperto. E’ importante anche perché l’esperto ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo; porci in maniera rigida non ci aiuterà in questo.
Deve essere quindi una collaborazione in cui io cliente devo collaborare e dall’altro lato l’esperto ha il dovere di dirmi ciò che potrebbe aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo.
Quindi l’esperto dovrebbe essere anche un coach?
Si, deve sicuramente guidare il cliente indicandogli la strada più idonea al raggiungimento del suo obiettivo, facendo sempre in modo che sia il cliente ad arrivarci.
La bravura del consulente è cercare di fare arrivare il cliente da solo ad una conclusione, specialmente nei casi in cui si accorge che ci sono delle rigidità o dei pregiudizi rispetto alla realizzazione di un sito.
A volte ci si basa su quello che si è letto, quindi mi informo, leggo le informazioni su internet e quando mi rivolgo all’esperto gli chiedo di creare un sito che sia fatto in un certo modo.
Magari in base al tipo di sito internet che si vuol realizzare ci sono delle caratteristiche che bisogna rivedere o che, in base a quella che è la richiesta, vanno modellate.
Sicuramente il suggerimento è quello di scegliere bene l’esperto.
Prezzo alto – in linea con i prezzi di mercato – è sinonimo di qualità?
Bhè, mi viene da riformulare la domanda: “prezzo basso è sinonimo di qualità”?
La qualità si vede in base all’esperienza, alla formazione, al percorso del professionista, alle sue competenze. Sono tante le cose che determinano la qualità di un professionista ed è ovvio che un professionista di qualità richiederà un prezzo maggiore perché ha investito in formazione e in anni di esperienza e di conseguenza si valuta in un certo modo.
Il prezzo si determina anche in base al tipo di valutazione che noi diamo a noi stessi. Spesso quando ci sentiamo insicuri tendiamo a fare un prezzo basso; quando invece ci sentiamo più sicuri di quello che facciamo tendiamo ad aumentare il prezzo.
Ritengo che se il professionista sceglie di applicare un prezzo alto deve anche giustificarlo. Non basta solo dire “ti faccio un sito ad un prezzo alto perché di qualità” e poi garantire una qualità standard.
Deve poter dimostrare di dare un valore aggiunto a quelli che sono i servizi/prodotti che va a vendere.
Io posso comprare una Ferrari che mi costa molto sapendo che è una macchina di qualità elevata, oppure una panda che è invece di largo consumo rispetto alla Ferrari. Dipende dal valore aggiunto che fornisci al cliente, quindi anche dal brand e dalla sua collocazione. Quindi, prezzo alto sì, ma dimostrando realmente il valore aggiunto che si offre.
Il Dott. Davide Algeri lavora da anni come Psicologo – Psicoterapeuta nel suo studio di Milano. E’ stato uno dei primi sostenitori della Psicologia Online, promuovendo il beneficio delle sedute tenute via Skype.
Da sempre appassionato di web e nuove tecnologie, ha sviluppato diversi siti internet ed è attivo come cofounder su diversi progetti a tema psicologico, alcuni dei quali si intrecciano con le nuove tecnologie e gestione delle emozioni.
Svolge inoltre attività di Coaching in ambito quotidiano e in ambito imprenditoriale e aziendale.